sabato 21 novembre 2009

La (brutta) riforma del telemarketing vista dalla parte delle imprese. Spunti di riflessione e perplessità

ISTRUZIONI PER L'USO: Questo è un commento controcorrente per chi tutela gli interessi del marketing. Ma ci sono momenti in cui occorre dire le cose come stanno. Quindi mettetevi comodi e disponete l'animo al confronto con temi che richiedono approfondimento. Se  avrete la pazienza di arrivare fino in fondo un sorriso forse vi sorprenderà.


Il 19 novembre 2009 il Parlamento ha approvato una riforma sulle norme che regolano l’uso dei numeri di telefono per attività commerciale.


Si è deciso di prevedere che le telefonate non sollecitate possono essere effettuate anche senza un consenso preventivo degli interessati. Inoltre è stato previsto di istituire un registro nazionale di tutti gli abbonati che non vogliono ricevere comunicazioni commerciali.


I punti salienti della nuova disciplina sono questi:
  • Onere per il consumatore di iscriversi ad un “registro delle opposizioni” se non vuole essere disturbato.
  • Obbligo per le aziende di consultare la lista e di non telefonare ai consumatori che hanno detto di “no”, pena l’incorrere in multe pesanti.
In pratica la riforma abbandona il sistema basato sul meccanismo dell’opt in (in base al quale è possibile trattare i dati solo di coloro che hanno espresso il consenso a ricevere tali chiamate) e adotta il meccanismo opt out (per il quale è possibile chiamate tutti coloro che non hanno espresso tale divieto).


Molti hanno già espresso una valutazione non favorevole nei confronti di questa riforma che viene presentata come un’iniziativa contro le telefonate indesiderate ma di fatto è una liberalizzazione del settore del telemarketing, che rischia di provocare effetti discorsivi per la concorrenza a danno delle imprese che finora hanno rispettato la normativa.


Diversi elementi  portano ad esprimere un giudizio negativo su questa iniziativa.


In particolare:


1) la nuova normativa pretende di stravolgere il contenuto della normativa sul trattamento dei dati personali proponendo un passaggio dal meccanismo dell’opt in a quello dell’opt out. Si tratta di un modello che, pur essendo ovviamente gradito a chiunque voglia usare dati a fini di marketing, non è però conforme alla Direttiva 2002/58/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 luglio 2002 relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche (direttiva relativa alla vita privata e alle comunicazioni elettroniche)
In particolare la lettura dei punti 38, 39,40 e 42 della Direttiva confermano che la modifica del sistema italiano verso il modello opt out sarebbe contraria alla direttiva comunitaria. Quindi la modifica della normativa italiana nel senso indicato dal Disegno di legge è destinata a incontrare l’opposizione degli organi di giustizia Comunitaria.


2) E’ probabile che la legge approvata determinerà una forte reazione dell’opinione pubblica che leggerà le nuove norme come una liberalizzazione del telemarketing. Ne abbiamo avuto un chiaro esempio nel mese di febbraio quando è stato approvato il decreto Milleproroghe che ha consentito l’uso dei vecchi elenchi telefonici fino al 31 dicembre 2009. E’ probabile che le contestazioni nei confronti del telemarketing aumenteranno in modo esponenziale, avviando un’azione decisa da parte delle associazioni dei consumatori per tutelare in tutte le forme possibili i consumatori rispetto al telemarketing più invadente.


3) E’ probabile che il disegno di legge genererà una reazione forte da parte del Garante per la protezione dei dati personali, come si è visto in occasione del recente decreto mille proroghe, quando il Garante ha posto forti limitazioni all’uso dell’elenco telefonico formato prima dell’agosto 2005.
4) La legge prevede l’adozione di una lista di cancellazione centralizzata nella quale possono iscriversi le persone per non ricevere chiamate indesiderate. Questo è il punto più problematico dato che è molto probabile che la forte reazione dell’opinione pubblica porterà a promuovere campagne stampa per l’iscrizione di grandissime masse di cittadini in queste liste. La conseguenza sarà drammatica per il telemarketing per due ordini di ragioni:
a) in primo luogo il numero delle persone contattabili si ridurrà in modo definitivo e insuperabile a coloro che non si sono iscritti a tale lista. In pratica si riprodurrà una situazione simile a quella che ha preceduto la riforma ma il danno nei confronti del telemarketing sarà notevole perché le pene previste dal disegno di legge in caso di contatto nei confronti di persone inserite nelle liste di cancellazione saranno molto più gravi di quelle attuali;


b) in secondo luogo questa iscrizione di massa nelle liste di cancellazione, sollecitata da campagne di stampa e da iniziative giornalistiche facilmente immaginabili, sarà una formale dichiarazione del fatto che il telemarketing non è gradito a una grande fetta della popolazione ed impedirà ogni forma futura di sviluppo e di rilancio di questo strumento di comunicazione.
5) Il meccanismo dell’opt out non è più utilizzato in nessun paese europeo (ad eccezione del solo Regno Unito) e l’orientamento consolidato a livello europeo è sempre più indirizzato verso l’opt in, come conferma una recente riforma intervenuta in Germania.


La legge in sintesi non è in linea con la direttiva comunitaria e altera il processo di integrazione europea sulla data protection, dando molti argomenti a favore di quanti in questi anni hanno parlato di telemarketing selvaggio e di invadenza dei call center.


Queste iniziative sono di breve respiro e sono deleterie nei loro risultati finali (dato che espongono alla creazione di una lista di cancellazione centralizzata che può definitivamente inibire l’uso del telefono a fini commerciali nei confronti degli iscritti, che non saranno pochi).
Sarebbe invece necessario proporre una legge che regolamenti l’uso del telefono a fini commerciali, dando dignità agli operatori del settore e regole certe alle imprese.


Non è un discorso di opt in e di opt out. Bisogna saper superare questi falsi problemi e promuovere l’introduzione di regole specifiche per questo settore, esattamente come esistono per la vendita per corrispondenza e per la vendita porta a porta.


Il rischio è che la legge approvata scateni una reazione incontrollabile che porterebbe alla definitiva chiusura di ogni possibile strada di riforma del sistema normativo attuale. L’esperienza dell’ultimo decreto mille proroghe dovrebbe essere illuminante in questo senso. Anche in quel caso un testo di legge poco ragionato e molto superficiale approvato dal parlamento ha portato il Garante, appoggiato dall’opinione pubblica, a intervenire con un provvedimento emesso nel marzo del 2009 per limitarne l’uso, nonostante l’intervento di liberalizzazione del parlamento.


Forse sarebbe il caso di pensarci prima di entusiasmarsi rispetto a iniziative che solo ad una lettura superficiale possono sembrare risolutive ma che sono in realtà fonti di probabili complicazioni e di una certa opposizione da parte dell’opinione pubblica e del Garante.


Ma lo so che questi argomenti non convinceranno la maggioranza e saranno in tanti, soprattutto dalla parte delle imprese, che penseranno che questo tipo di iniziative legislative sono geniali.





Prendiamone atto. 


giovedì 19 novembre 2009

La (brutta) riforma per il telemarketing è legge. Ma le perplessità restano tante

Alla fine è passata.

La riforma sul telemarketing, quella che stravolge le regole consolidate dell'opt in e della richiesta del consenso preventivo, è stata approvata, complice una serie di coincidenze e di passaggi parlamentari delicati che hanno impedito,  a causa della questione di fiducia, la discussione approfondita che la stessa Commissione Europea aveva sollecitato.

A molti la riforma non  piace, per tanti motivi legati  non solo all' interesse di parte, come è comprensibile, ma anche per ragioni che riguardano l'efficacia, l'efficienza, l'etica insomma la coerenza con i principi generali che regolano la materia  del trattamento dei dati personali.

Esprime bene questa posizione, unitaria e sopra gli interessi di parte, il comunicato stampa emesso dal Garante a seguito dell'approvazione della riforma.

Vale la pena leggerlo perchè credo non rimarrà un atto isolato. Il provvedimento approvato dal Parlamento andrà interpretato ed applicato. E da questo comunicato si possono ricavare già alcune possibili linee interpretative future.

Avremo modo di riparlarne. Ma prima di esprimere soddisfazione per questa riforma, chi è davvero interessato alle sorti del marketing  in Italia farebbe bene ad avere dubbi e a cercare di capire cosa significherà in concreto introdurre un registro delle opposizioni, dopo dodici anni di opt in.

Quanti saranno gli iscritti? Quante saranno le contestazioni? Le scommesse sono aperte.

Ecco il testo integrale del Comunicato del Garante


Telemarketing: su nuove norme il Garante privacy esprime perplessità e preoccupazione
L'Autorità Garante per la privacy esprime forte preoccupazione riguardo agli effetti negativi che potranno derivare dalle nuove norme in materia di telemarketing introdotte dal cosiddetto “decreto legge Ronchi”, appena approvato in via definitiva dalla Camera.
In particolare suscita molta perplessità l'istituzione di un registro pubblico al quale devono iscriversi quanti non vogliono essere disturbati da telefonate pubblicitarie o commerciali, caricando così i cittadini di incombenze e problemi.
Si rischia, inoltre, di causare ulteriori molestie ad abbonati e utenti, che, almeno fino a quando non sarà istituito il registro, si vedranno di nuovo massicciamente contattare da aziende, gestori telefonici, società di servizi con le offerte più diverse.
La norma prevede, peraltro, che possano essere contattati a fini promozionali anche coloro che a suo tempo avevano manifestato la volontà di non ricevere più pubblicità telefonica, provocando in questo modo ulteriori fastidi a tutti, compreso  chi si era già espresso su questa questione.
Sconcertante e inspiegabile appare anche la mancata previsione del parere formale del Garante sull'istituzione del registro, sul cui funzionamento e sulla cui organizzazione l'Autorità viene tuttavia chiamata a vigilare.
Pur riservandosi di verificarne in concreto il funzionamento, l'Autorità esprime infine dubbi sull'effettiva efficacia del registro, il quale peraltro non verrà, come erroneamente riportato da notizie di stampa, gestito direttamente dal Garante, ma da un ente o organismo diverso, ancora da individuare.
Roma, 19 novembre 2009




sabato 14 novembre 2009

Piccolo promemoria per quelli che dicono (sbagliando) che le liste di cancellazione funzionano

Mi è permesso offrire un piccolo, garbato promemoria a coloro che sostengono che le liste di cancellazione funzionano?

Prima di ripeterlo la prossima volta, consiglio di dare un'occhiata a questo articolo che spiega come in Gran Bretagna, dove la lista di chi non vuole essere importunato (TPS) esiste dal 1999 in realtà sia un sostanziale fallimento.

Gli inglesi le chiamano "nuisance calls", che da noi suonerebbe più meno come "telefonate che scocciano".

La lista che raccoglie coloro che non vogliono riceverle nel regno Unito esiste da circa dieci anni ed è arrivata a raccogliere il 60% delle utenze domestiche fisse. Malgrado questo continuano le chiamate indesiderate. In un anno ci sono stati più di 29.000 reclami e la tendenza è in costante aumento.

Però le sanzioni latitano e chi si occupa dell'applicazione di questa normativa in UK dice che mancano le strutture per far funzionare bene il meccanismo.

E intanto l'irritazione delle persone cresce e il telemarketing diventa sempre meno efficace.

E allora, per piacere, la prossima volta prima di dire che le liste di cancellazione risolvono magicamente tutti i problemi, cari illuminati difensori dell'opt out, promettete di informarvi meglio sui dati dell'esperienza straniera.

Altrimenti mi toccherà raccontarvi cosa è successo in Canada e negli Stati Uniti dove, con risultati sconfortanti (non solo per i consumatori ma anche per chi fa marketing) , hanno introdotto questi sistemi stati solo pochi anni fa. Giusto il tempo per pentirsi di averlo fatto.


giovedì 12 novembre 2009

Telemarketing: la strada per la (brutta) riforma è in salita.

Riportiamo questo comunicato diffuso dall'ANSA.

La strada per la (brutta) riforma per il telemarketing ,che verrà discussa dalla Camera dei deputati lunedì 16 novembre, è in salita. Ne abbiamo parlato e abbiamo promesso di seguire con attenzione gli sviluppi. Questa presa di posizione dell'Unione Europea, se verrà confermata, rischia di avere effetti pesanti. Chi ha la responsabilità di decidere farebbe bene a tenerne conto.


PRIVACY: COMMISSIONE UE AVVERTE, ITALIA A RISCHIO INFRAZIONE
(ANSA) - BRUXELLES, 12 NOV - Se l'Italia proroghera' la possibilita' di utilizzare le banche dati a fini commerciali in contrasto con le norme Ue, alla Commissione europea non restera' che andare avanti verso l'apertura di una procedura d'infrazione. E' quanto hanno sottolineato oggi fonti di Bruxelles vicine alla commissario per le telecomunicazioni, Viviane Reding. In questi giorni la Camera sta esaminando un provvedimento, che dovrebbe approdare lunedi' al voto dell'aula, che proroga di sei mesi, a partire dal primo gennaio prossimo, la sospensione della normativa sulla privacy che consente alla societa' di televendita di utilizzare a fini commerciali i dati, ad esempio degli utenti telefonici, senza il loro preventivo consenso.

''La normativa europea e' estremamente chiara'', ha osservato oggi una fonte della Commissione ricordando che l'Italia non ha ancora risposto alla lettera con la richiesta di chiarimenti inviata da Bruxelles a Roma lo scorso giugno in base alla presunta violazione della direttiva Ue sulla e-privacy.
''Guardiamo con preoccupazione all'evolversi della situazione'', ha aggiunto la stessa fonte.

A essere finito nel mirino di Bruxelles, lo scorso giugno, e' stato il decreto legge 207 del 30 dicembre 2008, convertito in legge nel febbraio 2009, con il quale e' stato consentito l'utilizzo delle banche dati, costituite a partire dagli elenchi telefonici, per fini promozionali fino al 31 dicembre 2009. Ora, attraverso un emendamento al decreto legge 25 settembre 2009 contenente disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari, l'Italia si appresa a prorogare per altri sei mesi l'utilizzo delle banche dati. (ANSA).

domenica 8 novembre 2009

Telemarketing: la (brutta) riforma che (forse) verrà


Il testo di legge attualmente in discussione alla Camera, approvato dal Senato il 4 novembre scorso, (cosiddetto emendamento Malan alla legge di conversione del Decreto Legge n. 135/2009) prevede una serie di significative modifiche alla normativa che regola l'uso del telefono a fini commerciali.

Si prevede l’approvazione definitiva del testo alla Camera nelle prossime settimane.

In estrema sintesi la modifica approvata dal Senato prevede quanto segue:

1) Il trattamento dei dati presenti negli attuali elenchi telefonici, mediante l’impiego del telefono per finalità commerciali, e` consentito nei confronti di chi non abbia esercitato il diritto di opposizione mediante l’iscrizione della numerazione della quale e` intestatario in un registro pubblico delle opposizioni.

2) Viene istituito un "registro delle opposizioni" al quale si dovranno iscrivere coloro che non desiderano ricevere chiamate indesiderate.

3) La vigilanza e il controllo sull’organizzazione e il funzionamento del registro delle opposizioni e sul trattamento dei dati sono attribuiti al Garante per la protezione dei dati personali.

4) La violazione del diritto di opposizione e` sanzionata con il pagamento della sanzione amministrativa di 10.000 euro per ogni singola violazione.

5) Il registro delle opposizioni e` istituito entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto. Fino al suddetto termine, restano in vigore i provvedimenti adottati dal Garante per la protezione dei dati personali.

6) Sino al termine di sei mesi successivi alla data di entrata in vigore della legge di riforma i soggetti che potevano utilizzare i vecchi elenchi telefonici (formati prima dell'agosto 2005) fino al 31 dicembre 2009 potranno continuare ad utilizzarli fino al termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di riforma.


Per quanto riguarda il registro delle opposizioni le normativa prevede questi criteri e princıpi generali cui dovrà attenersi la normativa attuativa che dovrà essere emanata entro sei mesi dall'approvazione della riforma:

A) attribuzione dell’istituzione e della gestione del registro ad un ente o organismo pubblico titolare di competenze inerenti alla materia;

B) previsione che l’ente o organismo deputato all’istituzione e alla gestione del registro vi provveda con le risorse umane e strumentali di cui dispone o affidandone la realizzazione e la gestione a terzi, che se ne assumono interamente gli oneri finanziari e organizzativi, mediante contratto di servizio. I soggetti che si avvalgono del registro per effettuare le comunicazioni corrispondono tariffe di accesso basate sugli effettivi costi di funzionamento e di manutenzione. Il Ministro dello sviluppo economico determina tali tariffe;

C) previsione che le modalità tecniche di funzionamento del registro consentano ad ogni utente di chiedere che sia iscritta la numerazione della quale e` intestatario secondo modalità semplificate ed anche in via telematica o telefonica;

D) previsione di modalità tecniche di funzionamento e di accesso al registro mediante interrogazioni selettive che non consentano il trasferimento dei dati presenti nel registro stesso, prevedendo il tracciamento delle operazioni compiute e la conservazione dei dati relativi agli accessi;

E) disciplina delle tempistiche e delle modalità dell’iscrizione al registro, senza distinzione di settore di attività o di categoria merceologica, e del relativo aggiornamento, nonché del correlativo periodo massimo di utilizzabilità dei dati verificati nel registro medesimo, prevedendosi che l’iscrizione abbia durata indefinita e sia revocabile in qualunque momento, mediante strumenti di facile utilizzo e gratuitamente;

F) obbligo per i soggetti che effettuano trattamenti di dati a fini commerciali di garantire la presentazione dell’identificazione della linea chiamante e di fornire all’utente idonee informative, in particolare sulla possibilita` e sulle modalità di iscrizione nel registro per opporsi a futuri contatti;

G) previsione che l’iscrizione nel registro non precluda i trattamenti dei dati altrimenti acquisiti e trattati previa informativa e consenso quando prescritto.

Cosa si deve pensare di una riforma di questo genere? Che siamo un Paese decisamente fantasioso e che invece di intervenire sulle cause della malattia il nostro legislatore preferisce agire sui sintomi. Qualunque persona di buon senso può osservare che l'istituzione di un registro di cancellazione crea problemi soprattutto per chi non è in grado di esprimere agevolmente la sua volontà di non ricevere chiamate. Credo sarebbe stato doveroso, quanto meno, prevedere che se la richiesta di cancellazione viene ricevuta durante un telefonata commerciale colui che l'ha effettuata ha l'obbligo di comunicare al registro l'opposizione al trattamento. Su questo nulla dice la legge e immagino che invece ssarà un punto dal quale nasceranno forti elementi di discussione tra imprese e consumatori.

Ma questo è solo uno spunto di riflessione. I problemi legati a questa futura riforma sono molti e non tarderanno a venire allo scoperto. Ne scriverò in un prossimo post.

In ogni caso temo che questa scelta non tarderà a far sentire i suoi effetti negativi.

Mi sembra che si sia persa una buona occasione per realizzare una riforma di sistema che chiarisca quali devono essere le regole generali per le attività di telemarketing. Si è scelto di intervenire solo sugli aspetti che riguardano l'uso dei numeri di telefono per effetuare chiamate commerciali; si sarebbe dovuto - a mio parere - stabilire invece a quali regole devono attenersi coloro che vogliono telefonare ai consumatori per vendere prodotti o servizi. Come spesso succede siamo di fronte ad un classico intervento sull'ultimo segmento, guardando solo agli aspetti più superficiali di un problema molto complesso. Avrei trovato più efficace da parte del legislatore agire in profondità e dare al telemarketing regole specifiche, esatamente come si è fatto per le vendite a distanza, per le vendite dirette, per il multilevel marketing.

Intanto il Garante ha - giustamente- già fatto sapere quale sia la sua valutazione su questo intervento legislativo.

Questo è il comunicato stampa diffuso da uno dei quattro componenti del collegio del Garante che più si è impegnato in questi anni per garantire l'effettivo rispetto dell'art. 130 del D.lgs 196/2003 e per limitare le cosiddette chiamate indesiderate.
Dice cose sensate. Io sottoscrivo parola per parola. Chiunque si sia occupato di questa materia e abbia un minimo di conoscenza degli orientamenti condivisi in ambito europeo non potrebbe, d'altra parte pensarla diversamente.

Comunicato stampa dal sito del Garante

Paissan, Garante privacy: "Grave errore il via libera alle molestie pubblicitarie"

"I cittadini verranno disturbati da una quantità incredibile di telefonate pubblicitarie, anche se non hanno mai dato il loro consenso alle chiamate". Mauro Paissan, componente del Garante privacy, sottolinea "gli effetti negativi dell'emendamento approvato dal Senato sulle telefonate promozionali, che finirà col danneggiare lo stesso telemarketing, che apparirà sempre più invadente e insopportabile".
"Si tratta di un errore. Gli utenti telefonici – afferma Paissan - verranno bombardati di messaggi e si vedranno costretti a iscriversi a un apposito registro per opporsi. Ma questi registri non hanno funzionato in nessun paese dove sono stati istituiti. E comunque molti cittadini, soprattutto gli anziani, troveranno molta difficoltà a manifestare il loro dissenso".
"Infine – conclude Paissan – l'Italia con questa norma si rende responsabile di un'ulteriore infrazione comunitaria e Bruxelles ce la farà pagare".

E tutto questo succede mentre la Germania, per chi non lo sapesse, non più tardi di due mesi fa ha adottato una modifica significativa alla sua normativa sul trattamento dei dati personali abbracciando con convinzione il modello "italiano" basato sul opt in. Immagino che gli amici tedeschi penseranno adesso che, come al solito, noi italiani siamo tanto fantasiosi e decisamente imprevedibili. E ce lo diranno scuotendo la testa, con quel sorrisetto sulle labbra che la dice lunga sul livello di autorevolezza che ci viene riconosciuto.


lunedì 2 novembre 2009

Telemarketing: qualcosa si muove

La cronaca di questi giorni mi impone di abbandonare per qualche post il tema del marketing del passaparola per aggiornare i lettori su un tema importante per il futuro della comunicazione commerciale diretta: infatti in queste settimane si è riacceso il dibattito su una possibile riforma della normativa sul trattamento dei dati personali, in particolare per quanto riguarda le attività di telemarketing. Due iniziative parlamentari vorrebbero, sorprendentemente, modificare un'impostazione consolidata e passare – come si dice nel gergo dei giuristi – dall'opt in all'opt out.

Dato che sono termini tecnici facciamo un rapido ripasso e vediamo di cosa si tratta: per opt in, che è il sistema attualmente vigente, si intende dire che per inviare messaggi promozionali occorre il consenso espresso dell'interessato. Insomma non basta il consenso implicito o desumibile da comportamenti concludenti. Occorre una manifestazione di volontà esplicita altrimenti il contatto è illecito. Invece con il termine opt-out ci si riferisce al concetto secondo cui il destinatario di una comunicazione commerciale non desiderata ha la possibilità di opporsi ad ulteriori invii per il futuro. In pratica occorre necessariamente manifestare la propria volontà negativa ad essere destinatario di quel tipo di comunicazioni poiché il non pronunciarsi in merito equivarrebbe ad acconsentire ad ogni contatto.

Detto questo vediamo di capire in cosa consistono le due iniziative parlamentari in discussione.

La prima iniziativa: il Disegno di legge Della Vedova - Gozi

La prima è un disegno di legge presentato alla Camera a firma degli Onorevoli Della Vedova e Gozi che, qualora venisse approvato, darebbe via libera al principio dell'"opt-out", già sperimentato con esito non sempre felice in altri Paesi.

Il realtà il DDL Della Vedova Gozi, assegnato alla Commissione Giustizia, non è ancora stato esaminato e non si prevede che venga discusso nelle prossime settimane.

La seconda iniziativa: l'emendamento Malan

Il DDL in attesa di essere discusso è peraltro confluito quasi interamente in un emendamento proposto dal Senatore Malan alla legge di Conversione del d.l. 25 settembre 2009, n. 135, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee. Il testo di legge è stato affidato alla Commissione Affari Costituzionali del Senato ed essendo attualmente in fase di discussione, rappresenta un modo per arrivare alla rapida attuazione delle norme contenute nel DDL di Della Vedova e Gozi.

L'emendamento inoltre propone di prorogare ancora la scadenza fissata per il prossimo 31 dicembre per l'utilizzo dei dati contenuti negli elenchi telefonici formati prima del 1° agosto del 2005 per finalità di telemarketing.

Va detto che l'Autorità Garante per il trattamento dei dati personali ha più volte auspicato l'applicazione del principio diametralmente opposto a quello dell'opt-out ovvero quello dell'"opt-in" e cioè che sia l'utente a dover dare consenso preventivo qualora fosse interessato al telemarketing.

Il 29 ottobre 2009 l'emendamento, a seguito delle proteste di molte associazioni dei consumatori, del parere contrario del Garante e dell'opposizione di alcuni senatori, è stato formalmente ritirato; non si tratta però di una decisione definitiva: il senatore Malan si riserva la possibilità di ripresentarlo nella discussione in Aula.

In particolare la senatrice, Donatella Poretti, che si è opposta all'emendamento. sostiene che «occorrerà stare attentissimi perchè se l'emendamento dovesse essere ripresentato in Aula, ci sarebbero solo pochissimi minuti per proporre un sub-emendamento e tentare di scongiurarne l'approvazione».

Le altre associazioni dei consumatori si sono espresse contro l'emendamento anche Adiconsum, Adusbef, Assoutenti, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori, convinti che finora questo meccanismo ha permesso che gli utenti venissero "tartassati" da telefonate pubblicitarie indesiderate, spesso trovandosi anche attivati servizi non richiesti.

Tra le organizzazioni a tutela del consumatore solo Altroconsumo si è dichiarata favorevole, a fronte però di alcune modifiche, auspicando un sistema che unisca l'opt out alla Robinson List. In pratica l'Associazione propone che venga data ai consumatori la possibilità di scegliere di non ricevere chiamate promozionali, questi utenti saranno registrati in un elenco che dovrà essere obbligatoriamente consultato e rispettato da tutti gli operatori che fanno telemarketing.

La legge di conversione del Decreto Legge n. 135 dovrà essere approvata entro il 25 novembre 2009. Quindi ne riparleremo presto. In uno dei prossimi post vi dirò come è andata a finire . Nel frattempo in una prossima occasione vi dirò cosa ne penso di questa storia dell'opt in e dell'opt out.