venerdì 15 luglio 2011

Privacy: si cambia. Tra semplificazioni e prospettive di riforma

Le nuove norme dopo l'approvazione della Legge 12 luglio 2011 n. 106

di Marco Maglio (*)

(*) Avvocato in Milano - Presidente dell'Osservatorio Italiano Diritto del Marketing


Semplificare sembra semplice!
L'estate porta novità importanti per la normativa sul trattamento dei dati personali. Con l'approvazione della Legge 12 luglio 2011 n. 106 (che ha convertito il legge il cosiddetto “Decreto Sviluppo” - D.L. 13 maggio 2011 n. 70) sono state introdotte significative semplificazioni in materia di privacy per ridurre l'impatto degli adempimenti a carico delle imprese. 
 
In estrema sintesi le modifiche riguardano questi aspetti:
  • a) disapplicazione della normativa in materia di dati personali ai trattamenti relativi a dati di persone giuridiche per finalità amministrative e contabili
  • b) semplificazione delle regole relative al trattamento dei curriculum inviati spontaneamente alle aziende
  • c) semplificazione degli obblighi legati alla stesura del Documento Programmatico sulla sicurezza (DPS)
  • d) estensione del regime dell'opt out agli indirizzi estratti dagli elenchi telefonici per l'invio di messaggi postali
I dettagli delle modifiche sono spiegati nel prossimo post.
Per dare un giudizio sintetico su questa riforma si può partire da un semplice dato di fatto: in Italia i confini della privacy sono estremamente mobili e si modificano con sorprendente facilità, ora restringendo lo spazio di tutela offerto all'individuo, ora allargandolo oltre misura.

Un esempio eclatante di questa tendenza è offerto dall'evoluzione delle norme che in Italia regolano il trattamento dei dati personali per finalità commerciali. Per molti anni per poter inviare messaggi indirizzati ai consumatori era richiesto il consenso espresso dell'interessato. Nel corso del tempo questo principio chiaro che rappresenta la massima forma di tutela per l'interessato, rendendo illecite tutte le attività di trattamento delle quali non è stato preventivamente informato e che ha espressamente autorizzato, ha conosciuto diverse deroghe fino a giungere all'ultima clamorosa riforma relativa all'uso dei dati presenti nell'elenco telefonico (prima i numeri di telefono e ora, con questa riforma anche gli indirizzi postali) per effettuare telefonate commerciali, ricerche di mercato o per per promuovere l'invio di materiale pubblicitario. Tale riforma ha sostanzialmente sovvertito le regole consolidate rendendo legittimo l'uso di questi dati in assenza di esplicito dissenso da parte del cittadino. Si è passati quindi da un sistema basato sull'opt in ad un meccanismo fondato sulla logica dell'opt out. Quindi chi non vuole che i suoi dati di recapito presenti in elenco telefonico siano usati per contattarlo a fini pubblicitari o commerciali ha l'onere di iscriversi nel Registro delle Opposizioni (www.registrodelleopposizioni.it).

La nuova normativa ci porta ad esaminare quale sia il modo più efficiente attraverso il quale ognuno di noi può esprimere la sua volontà rispetto al trattamento dei suoi dati. La riforma introdotta in Italia attribuisce di fatto valore legale al silenzio, intendendo che la mancata opposizione rende possibile il trattamento dei dati per svolgere attività di comunicazione commerciale. Tutto questo avviene mentre in Europa il dibattito sul ruolo che sia giusto attribuire al silenzio è molto vivo. Anche per questo le posizioni critiche rispetto alla riforma adottata in Italia sono numerose ed autorevoli.

Per dare giusto peso a queste critiche appare quanto mai necessario riequilibrare, sotto il profilo strettamente normativo, le asimmetrie esistenti nel rapporto tra cittadini-utenti ed operatori commerciali. Le nuove norme contengono disposizioni che agiscono chiaramente in favore degli operatori commerciali, mettendoli in condizione di poter utilizzare ogni dato del cittadino che risulti presente negli elenchi telefonici, mentre fa obbligo all'utente che intenda sottrarsi alle comunicazioni di marketing diretto di attivarsi iscrivendosi al registro delle opposizioni.
Peraltro la riforma approvata a luglio non sarà certamente l'ultima della serie. Anzi ci sono le premesse perché il tema sia quanto prima ancora oggetto di interventi normativi. Tanto più che entro la fine del 2011 è prevista la riforma profonda della direttiva comunitaria in materia di data protection. Sicuramente quindi il legislatore italiano dovrà tornare ad occuparsi di questi argomenti.

La riforma europea in discussione ha l'obiettivo di creare un quadro giuridico coerente e tendenzialmente uniforme tra i vari Stati Membri, tenendo conto delle dimensioni internazionali assunte dal fenomeno della circolazione dei dati e delle nuove forme di trattamento cui gli stessi possono essere sottoposti.
La linea che si sta seguendo in Europa è quella di mantenere i principi previsti dalla Direttiva del 1995, rendendoli però più dinamici e adeguati alle nuove tecnologie. In particolare chi tratta dati personali dovrà gestire questa attività come un processo da organizzare in base al principio di precauzione, per prevenire utilizzi abusivi delle informazioni trattate. I titolari del trattamento dovranno assumersi l’onere di documentare in una procedura interna tutto ciò che è necessario fare per rispettare i principi normativi per essere in grado di dimostrare di aver fatto quanto necessario per gestire in modo adeguato questa materia. La privacy futura sarà sempre di più basata su regole organizzative finalizzate a prevenire usi impropri dei dati. In questo contesto è probabile che troveranno sempre meno spazio operativo norme basate su consensi presunti e su registri pubblici delle opposizioni.

La privacy, al di là della riforma introdotta in Italia con il registro delle opposizioni, quindi è destinata ancora una volta a cambiare aspetto, accompagnando la dinamica sociale e l'evoluzione del costume. E le imprese non potranno certo fare affidamento sulle semplificazioni approvate a luglio 2011 per ridurre l'attenzione su questo tema che ogni giorno di più dimostra invece di essere sempre più essenziale per gestire in modo efficace ed equilibrato il rapporto tra aziende e consumatori.

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