venerdì 18 maggio 2012

Google, Facebook e la privacy: un rapporto impossibile?


di Marco Maglio

Nei giorni della quotazione in borsa di Facebook, vale la pena riflettere sul rapporto, apparentemente conflittuale, che esiste tra gli strumenti del web 2.0 e le norme a tutela dei dati personali. Questo conterà sempre di più nel futuro e un' impresa che voglia creare valore dovrà confrontarsi anche con la sua capacità di gestire questi aspetti in modo affidabile. E se vogliamo analizzare questo tema i punti di riferimento oggi sono essenzialmente due: da una parte Google con la sua capacità di catalogare, archiviare, ritrovare documenti e fotografie, annullando il diritto all’oblio delle persone. Dall’altra Facebook con la sua spinta a condividere opinioni e pezzi di vita. Tra questi due poli si muove la vita di molti e la privacy è sempre più sfumata.

Il catalogo universale

Se Google riporta, tra i primi risultati di ricerca collegati ad un nome, i riferimenti ad un articolo di molti anni prima in cui si raccontano le disavventure giudiziarie di questa persona, la quale poi risulterà invece assolta e dichiarata estranea ai fatti, si sta indubbiamente creando un danno potenziale a carico di questo individuo Si sta violando in particolare quello che si chiama diritto all’oblio, cioè il diritto a veder dimenticati fatti e situazioni della vita che non si desidera vengano ricordati. E questo è un problema che ha a che fare con la privacy, il diritto ad essere lasciati soli, liberi dall’invadenza del prossimo.

La smania per la condivisione
Se poi Facebook, permette a perfetti estranei di entrare in contatto e di accedere ad informazioni private, vedendo i commenti, leggendo gli aggiornamenti, commentando le fotografie personali, i rischi per la privacy aumentano. Condividere è il verbo essenziale per i social network ed è il concetto che più di ogni altro è la negazione della privacy che consiste appunto nell’evitare che ciò che riguarda un individuo possa essere conosciuto dagli altri.
Può sembrare paradossale che, in tempi di social media, di motori di ricerca e di web generation ci si debba porre il problema di limitare la diffusione incontrollata delle informazioni ed il loro utilizzo abusivo. Ma questa è diventata una necessità se vogliamo prevenire abusi e rischi profondi per la libertà individuale.

I rischi
Eppure i rischi sono abbastanza semplici da cogliere: la foto di una vecchia bravata adolescenziale che spunta fuori dopo parecchi anni. Qualche commento poco opportuno scritto ai tempi del liceo che, a distanza di tempo, finisce sotto gli occhi del nostro datore di lavoro. Un video non molto lusinghiero che torna a galla dal Web dopo essere stato dimenticato. Basta pensare a questi esempi per capire per quale motivo il dibattito sui rischi per la privacy legati all'utilizzo dei social network è aperto da tempo.

I rimedi
Come fare, allora, per utilizzare questi strumenti riuscendo ad evitare pericoli e spiacevoli conseguenze? Non è facile ma occorre rispettare alcune cautele ed essere in un certo senso “Garanti di se stessi”. Per chi vuole approfondire questo tema può essere utile consultare un opuscolo pubblicato dal Garante per la protezione dei dati personali. Le cautele sono facili da applicare: basta porsi poche domande prima di condividere qualcosa in Rete. Uno: se sapessi che il vicino di casa o il tuo professore potrebbero leggere quello che hai inserito on line, scriveresti le stesse cose e nella stessa forma? Due: sei sicuro che le foto e le informazioni che pubblichi ti piaceranno anche tra qualche anno? Tre: prima di caricare/postare la "foto ridicola" di un amico, ti sei chiesto se a te farebbe piacere trovarti nella stessa situazione? Quattro: i membri dei gruppi ai quali sei iscritto possono leggere le tue informazioni personali? Cinque: sei sicuro che mostreresti "quella" foto anche al tuo nuovo ragazzo/a? In fondo, bastano pochi accorgimenti per evitare guai. Sempre meglio che un cambio di identità.

E per il diritto all’oblio? Bisogna essere consapevoli che registrare ogni cosa e renderla disponibile per tutti in qualunque momento è proprio la missione di Google. Ma occorre anche sapere che esistono strumenti legali per esercitare il diritto di chiedere che notizie e fatti ormai lontani vengano dimenticati se non esiste un diritto di cronaca che ne giustifichi la pubblicazione.

In definitiva gli strumenti per proteggersi esistono. Basta essere cauti e consapevoli. E pensare sempre alle conseguenze di quello che si fa.

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