sabato 14 novembre 2009

Piccolo promemoria per quelli che dicono (sbagliando) che le liste di cancellazione funzionano

Mi è permesso offrire un piccolo, garbato promemoria a coloro che sostengono che le liste di cancellazione funzionano?

Prima di ripeterlo la prossima volta, consiglio di dare un'occhiata a questo articolo che spiega come in Gran Bretagna, dove la lista di chi non vuole essere importunato (TPS) esiste dal 1999 in realtà sia un sostanziale fallimento.

Gli inglesi le chiamano "nuisance calls", che da noi suonerebbe più meno come "telefonate che scocciano".

La lista che raccoglie coloro che non vogliono riceverle nel regno Unito esiste da circa dieci anni ed è arrivata a raccogliere il 60% delle utenze domestiche fisse. Malgrado questo continuano le chiamate indesiderate. In un anno ci sono stati più di 29.000 reclami e la tendenza è in costante aumento.

Però le sanzioni latitano e chi si occupa dell'applicazione di questa normativa in UK dice che mancano le strutture per far funzionare bene il meccanismo.

E intanto l'irritazione delle persone cresce e il telemarketing diventa sempre meno efficace.

E allora, per piacere, la prossima volta prima di dire che le liste di cancellazione risolvono magicamente tutti i problemi, cari illuminati difensori dell'opt out, promettete di informarvi meglio sui dati dell'esperienza straniera.

Altrimenti mi toccherà raccontarvi cosa è successo in Canada e negli Stati Uniti dove, con risultati sconfortanti (non solo per i consumatori ma anche per chi fa marketing) , hanno introdotto questi sistemi stati solo pochi anni fa. Giusto il tempo per pentirsi di averlo fatto.


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